Un grande viaggio 2

Un grande viaggio….

…a est per festeggiare i 30 anni della Scuola di Pace di Boves e ricordare i 70 dall’eccidio del 19 settembre 1943

Se “viaggiare è vita, la vita è un viaggio” (letto su un bus in uno dei nostri itinerari europei di qualche anno fa) è vero che conoscere, accostarsi a culture e modi di vivere diversi dai nostri, pone interrogativi e curiosità, ma allo stesso tempo ci apre la mente ed anche il cuore. Questo hanno sempre rappresentato i viaggi, per la Scuola di Pace e per il Centro di formazione Santos Milani e quello dello scorso luglio è “IL” viaggio, a lungo pensato e studiato, frutto della tenacia di coloro che da anni ne vagheggiavano l’organizzazione, apportando ogni volta modifiche e novità all’itinerario, per nulla preoccupati dalle tante e lunghe incombenze burocratiche per poter attraversare, in una ventina di giorni, Austria, Polonia, Bielorussia, Russia, Ucraina, Ungheria e Slovenia.

A Mosca, sulla grande Piazza Rossa (quella delle imponenti parate militari, con i leader schierati ed “ingessati” vicino al mausoleo di Lenin), un enorme cubo di specchi, con la scritta Dior, alto come i palazzi circostanti, transennato con il nastro bianco e rosso e vigilato da uomini in completi scuri, deforma l’architettura dei grandi magazzini Gum e rappresenta l’attrattiva per le comitive di passaggio e le fotografie ricordo. Chi avrebbe immaginato così la Piazza Rossa qualche decennio fa?

Sempre a Mosca Elena, la nostra guida, ci ha divisi in due gruppi di dieci persone per non rischiare di perderci nel via vai della metropolitana, effettivamente caotica ed affollata, dove abbiamo incontrato non più giovani donne russe a vigilare le entrate e le uscite, ben disposte a soccorrerci quando ci siamo sbagliati, ignorando il cirillico.

Ci sono eleganti negozi nei centri storici delle città, le grandi firme hanno conquistato questo mercato, ma Elena ed Anastasia, nostre guide a San Pietroburgo e Mosca, ci hanno detto che non ci sono più le garanzie di un tempo e la forbice tra chi può permettersi uno stile di vita più consumistico e chi fa fatica si amplia sempre più.

Sfoglio l’itinerario che ci ha accompagnati nel viaggio dal 29 giugno al 17 luglio e ritrovo, non solo la descrizione dei monumenti e della storia, ma anche le sensazioni provate, gli aneddoti curiosi, le emozioni grandi e piccole di aver percorso strade lontane, teatro di vicende significative per il mondo intero.

Noi siamo sempre curiosi di sapere “del prima e del dopo”, senza renderci conto, spesso, della complessità di una società e di quante conoscenze dovremmo avere per affrontare in modo esaustivo questi argomenti, forse una curiosità mal riposta perché la storia è ben più complessa di una impressione da racchiudere in un pensiero. Nonostante ciò abbiamo posto queste domande almeno alle guide che, pur riservate e non sbilanciandosi in giudizi azzardati, hanno comunque tutte detto di non rimpiangere il passato.

C’è la sensazione che convivano un lusso sfrenato (quante auto di grossa cilindrata, i negozi delle grandi marche, ….) e povertà dignitosa, accostata a degrado e trascuratezza.

Abbiamo viaggiato per 8400 chilometri in pullman, con due autisti entusiasti di condurci ed aperti a qualsiasi novità; eravamo preoccupati alla partenza di non sopportare “dignitosamente” la fatica, ma ci siamo riusciti tutti, senza particolari difficoltà.

Ampio il paesaggio senza montagne, dall’orizzonte piatto, a perdita d’occhio campi coltivati si alternano ad estensioni trasandate, povere abitazioni negli sperduti villaggi in campagna, case senza fondamenta ogni tanto un po’ pendenti, con i tetti in eternit, tanti fiori nei giardini e piante di patate fin sotto le finestre delle abitazioni.

Fanno da contrasto le grandi città, megalopoli di grattacieli avveniristici, ancora in via di completamento, e periferie anonime, alveari di tante abitazioni, più colorati di un tempo, ma ugualmente dispersive e deprimenti, almeno alla nostra vista.

I McDonald’s hanno conquistato il paese, come le marche dei grandi magazzini che riconosciamo dai simboli, pubblicità colorate indicano negozi di frutta e verdura in mezzo al grigio delle costruzioni popolari.

Alle fermate dei bus la gente è vestita dimessamente e qualche donna vende ortaggi o fiori, così come ai bordi delle strade di collegamento.

Le vie sono a più corsie, anche nelle città dove incontriamo ancora parecchi ricordi sovietici: non è vero che le testimonianze del passato sono state abbattute. Abbiamo fotografato, come trofei, le prime statue di Lenin incontrate, per renderci conto, in seguito, che ce ne sono ancora tantissime sulle piazze.

Fuori dai consueti itinerari turistici, in quella che viene descritta la Russia più profonda (Tula, grande città vicino alla tenuta di Tolstoj a Yasnaya Polyana) abbiamo incontrato bus vecchi ed arrugginiti, alberghi trasandati.

Difficilissimo comunicare a causa della lingua, ma persone gentili si rivolgevano a noi con qualche parola di italiano o soltanto con un sorriso.

Gli stati attraversati, orientati a modelli occidentali, sono ancora paesi di origine di tanti bambini che giungono in Italia per essere adottati. Avevo portato con me un elenco, me li sono via via immaginati nella loro terra, con le difficoltà e le storie di sofferenza ancora difficili da affrontare in loco.

Mi porto dentro la fede semplice incontrata a Czestochowa, in Polonia: era domenica e non siamo riusciti ad avvicinarci all’immagine della Madonna nera, simbolo religioso e civile di questa terra, tanti erano i fedeli lì convenuti.

Mi porto altresì nel cuore l’eco dei canti nelle basiliche ortodosse, di uomini e donne, i loro pellegrinaggi sorretti da una religiosità di nuovo semplice e popolare, che magari a noi non basterebbe, ma che fa percepire la buona fede di coloro che si affidano…, le ricchezze dei musei, a San Pietroburgo, a Mosca, nei centri dell’Anello d’oro, la voglia di riprendere un po’ della letteratura di questi popoli, portatori di storia a noi sconosciuta perché lontana (un museo a Kiev raccoglie i reperti di una civiltà importante e ricca i cui documenti risalgono al periodo avanti Cristo e sono stati rinvenuti nelle tombe conservate quanto quelle più conosciute dell’Egitto).

E che dire dell’incanto delle icone, apprezzate dai nostri compagni di viaggio più attenti e preparati sull’argomento, ma ugualmente ammirate da chi di noi si è trovato piacevolmente “spiazzato” di fronte alla dolcezza della madonne, alla tenerezza degli atteggiamenti, agli sguardi sereni e consolatori.

Le cupole, slanciate o panciute, colorate o da restaurare, affascinano per i loro significati religiosi e contornano di bellezza il paesaggio, come allietano il cammino le campane dei campanili esterni alle basiliche.

Abbiamo ripassato la storia, l’arte, le guerre e le deportazioni, cercato i memoriali a testimonianza dei pogrom contro gli ebrei (Leopoli in Ucraina) e ricordato la storia di quelli che hanno tentato di salvarli (i fratelli Bielski nelle foreste della Bielorussia).

Affascinati dalle notti bianche di San Pietroburgo, si dormiva poche ore per notte, attardandoci in piacevoli passeggiate serali, tra negozi e librerie aperti fino alle 22/23.

Incuriositi dalle attuali regole di transito tra uno stato e l’altro, con “filosofia” abbiamo affrontato, per tre volte, le quattro ore di controlli alla frontiera, quasi sempre senza comprendere che cosa stesse di preciso accadendo, quali timbri mancavano, quali formalità ci attendevano.

Un po’ titubanti, ma obbedienti, ci siamo abbigliati – uomini e donne con i pantaloni – con lunghi gonnelloni per visitare alcune chiese e le catacombe di Kiev dove sono conservati, mummificati e venerati, i corpi di alcuni loro pastori di anime.

Il gruppo si è rivelato affiatato e piacevole il tempo trascorso insieme, abbiamo riso molto, ci siamo divertiti ed acculturati.

Ora non ci resta che ordinare i ricordi, riguardare le guide ed i depliant, ringraziare Francesco, fotografo ufficiale, attento ad ogni minimo particolare di storia, arte, vita per le strade: con i suoi scatti ancora ci fa rivivere emozioni personali e di gruppo … che ci fanno bene.

Costanza Lerda