“VOTO NAO TEM PREÇO, TEM CONSEQUENCIAS”…
Ogni mese, puntualmente padre Miguel, da Curitiba, manda agli amici una e-mail con le notizie salienti del momento ed il resoconto degli avvenimenti che nella sua realtà assumono, in quel particolare tempo, una significativa importanza. Intanto c’è da notare quanto non esista un limite ed una linea di demarcazione tra le notizie della vita religiosa e quelle della comunità, diciamo così civile e sociale, le une entrano, senza difficoltà, nelle altre; si potrebbe dire che, a seconda delle circostanze, una sostenga o giustifichi l’altra.
Ora, scorrendo le e-mail del 2002, appena trascorso, i temi più ricorrenti sono certamente la campagna elettorale e le elezioni, i preparativi, le discussioni, le delusioni, le paure attraversate, la gioia grande per la vittoria, questa effettivamente raccontata con toni che a tratti a noi paiono anche esageratamente trionfalistici, ma tant’è: noi ci scomponiamo meno, nel bene e nel male, nella gioia, quanto nella indignazione …
Abbiamo ritrovato nei nomi dei candidati persone a noi note, conosciute, perché già ci hanno fatto visita in Italia o perché alcuni di noi li hanno incontrati in Brasile: come non partecipare alla candidatura di padre Roque, quel prete del Partito dos Trabalhadores (PT), già senatore federale, così convinto e serio nelle sue analisi e nel suo impegno per i poveri e la giustizia, come non ricordare il triste momento che gli è toccato quando uno dei suoi collaboratori è stato assassinato, come non essere vicini a Dori che abbiamo conosciuto qui in Italia qualche anno fa, come non “tifare” per Lula….
In un documento del luglio scorso, preparato da alcuni animatori delle comunità del settore S. Pedro e Monte Carmelo di Curitiba, in seguito ad una riflessione su fede e politica, la conclusione era la frase “voto nao tem preço, tem consequencias graves. Ou vida ou morte”. Come cristiani impegnati nelle varie comunità, partivano da ciò che, come credenti, ritenevano importante e cioè la ricerca del regno di Dio e della sua giustizia e la scelta di campo veniva operata a seguito di una analisi della realtà politica delle loro comunità e dell’intero Brasile.
Riflettendo sull’importanza delle elezioni, individuavano due opzioni: il regno di Dio e la sua giustizia o quello delle tenebre e dell’ingiustizia. Sembra, a prima vista un po’ semplicistico, ma in fondo è così .
Possiamo dire di aver seguito le varie tappe delle elezioni, partecipando delle grandi speranze riposte nella vittoria dei candidati del popolo; scriveva padre Miguel “c’è nell’aria una stanchezza del modello economico basato sulla speculazione del capitale. Una volontà di cambiare, e grazie a Dio abbiamo una proposta”.
Già nel documento di apertura della campagna elettorale di padre Roque, veniva richiamato quanto crescesse il desiderio di giustizia e dignità da parte delle varie categorie sociali e quanto proprio questo candidato incarnasse tale impegno da lunga data e non fosse un “prodotto opportunista del momento”.
Abbiamo percepito delle perplessità quando è giunta la notizia delle alleanze messe in atto da Lula e quanto questo avesse un po’ reso dubbiosi i suoi più fedeli estimatori.
Padre Miguel ci ha chiesto di “sostenere” a distanza padre Roque quando gli attacchi si sono fatti più pesanti, gravi, fino all’uccisione di un suo collaboratore, perché anche le persone più solide e più forti possono incontrare momenti di incertezza dovuti alla stanchezza, umanamente comprensibile, nella tensione di quelle campagne elettorali.
Dal 6 ottobre, invece, è tutto un crescendo di speranza, gioia, senso di vittoria che traspare da ogni frase: “Mai ho visto la nostra gente impegnandosi in grande numero per eleggere i nostri, in vista di un cambio definitivo della vita politica ed economica. Siano coscienti che sono in gioco due progetti: il progetto della borghesia, di continuare col neoliberismo e le sue nefaste conseguenze ed il progetto popolare per un governo in vista della gente povera, della moltitudine, degli interessi nazionali, della produzione e non semplicemente degli interessi speculativi del capitale e delle banche”.
Il 27 ottobre ci scrive: ”Ho lasciato in questo momento la strada, piena di bandiere, di giovani, di canti, di gioia, di entusiasmo contagiante. I numeri indicano una enorme vittoria della speranza contro l’oppressore. Dopo 500 anni di dominazione, è la prima volta che una proposta che viene dalla povera gente, dai movimenti popolari, dalla società civile, dalla CEBs, raggiunge la vittoria.
Non si può esprimere in parole il sentimento di gioia, di speranza e nel medesimo tempo sarà che riusciremo a realizzare le nostre speranze?”.
Lula è presidente del Brasile, padre Roque è segretario di stato del governo del Paranà (Curitiba la capitale) e si occupa del lavoro, dello sviluppo sociale e del programma contro la fame e la miseria a livello statale.
Nessuno credo si illuda che sia facile ora amministrare il Brasile, che basti l’entusiasmo di questa vittoria, tutti speriamo ….
E come scrive frei Betto (teologo della liberazione e scrittore, amico di Lula) sulla rivista Latinoamerica del mese di gennaio 2003, “la nostra democrazia ancora non è, come volevano i greci, un governo del popolo per il popolo, ma con Lula presidente sarà la seconda volta nella storia del Brasile che un uomo del popolo governerà questa nazione”, (il primo era stato un figlio di panettiere all’inizio del secolo scorso, per un anno e mezzo circa)……” Lula, eletto con la stragrande maggioranza dei voti, ha conosciuto la miseria. Sopravvissuto alle grandi sofferenze del popolo brasiliano Lula è, oggi, un vittorioso”.
Si possono già notare le prime “conseguenze” di tale voto: non risolverà i problemi della fame nel suo Brasile, ma il rinvio dell’acquisto dei 12 aerei da caccia supersonici a favore della lotta contro la fame nel Paese, mi pare significativo (Gianni Minà ha parlato della “scoperta dell’America latina”), così come lo studio avviato per la proprietà dei terreni sui quali sono costruite le baracche delle favelas o il progetto di accompagnare tutti i componenti del suo governo a far visita nella parte più povera del Brasile, quella da cui è arrivato lui.
Anche per noi, qui, questa vittoria rappresenta una speranza, perché ci dice che è possibile cambiare, che un popolo può rivoluzionare il suo corso con uno strumento democratico, pur nella consapevolezza di tutte le difficoltà che dovranno affrontare per governare, ma è comunque il primo passo, senza il quale ogni progetto di cambiamento sarebbe soltanto un sogno.
Costanza