“Palermo non mi piaceva,
per questo ho imparato ad amarla.
Perché il vero amore consiste
nell’amare ciò che non ci piace
per poterlo cambiare.”
(Paolo Borsellino)
“…L’obiettivo generale è sperimentare l’educazione alla legalità e promuovere la cittadinanza attiva rivolta ai giovani, intervenendo in maniera creativa sui processi di conoscenza della realtà, sulla costruzione dell’identità civile e sulla promozione di una cultura dell’espressione libera…” si legge a commento di uno dei tanti progetti avviati dalle scuole – non solo siciliane ma con sedi in tutta Italia – in accordo con la Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato di Cinisi (PA).
Il Centro di Formazione Milton Santos – Lorenzo Milani in accordo con la Scuola di Pace di Boves, nello scorso mese di agosto, ha effettuato il suo viaggio di conoscenza in Sicilia, “dalla storia antica alla storia recente, con uno sguardo particolare alle testimonianze di lotta” si leggeva nell’incipit del volantino redatto dagli organizzatori.
Abbiamo visitato una terra ricca, di tanto: paesaggio, sole, mare, storia, castelli, palazzi, mosaici, architettura, profumi, cibi, vini, granite, dolci, …. abitata da siciliani nati dall’incontro di popoli lontani che nel tempo si sono amalgamati, incrociati, conosciuti. Si possono incontrare, addentrandosi con una ricerca più approfondita, anche storie, esperienze, racconti di lotte per la giustizia, per i diritti, più o meno recenti, tutte comunque legate al tentativo di rendere le persone protagoniste del loro destino, consapevoli delle scelte che effettuano e delle relative conseguenze, nel tentativo di garantire il più ampio accesso alla cittadinanza intesa come consapevolezza di appartenere ad un territorio, di sforzarsi di conoscerlo e di farlo progredire nella legalità.
Ci si accorge quanto nel tempo si siano integrati, accolti, conosciuti e magari valorizzati culture, religioni e modi di vivere diversi, non senza difficoltà e contrasti, ma realizzando in ultimo un amalgama perfettibile, degno di speranza per il futuro.
Parecchi gli incontri, legati da questo filo conduttore in una terra ad oggi particolarmente impegnata nell’accoglienza.
Abbiamo rivisitato fatti dolorosi, stragi o uccisioni che hanno scosso non solo la Sicilia ma sono diventati monito e ricerca di impegno anche fuori dall’isola, constatando che, ad esempio a Palermo, la storia della città si intreccia con vicende più recenti.
“NA MU MYO HO REN GHE KYO” è la preghiera per la pace che il monaco buddista Morishita ci ha fatto cantare con lui, per introdurci un po’ nella spiritualità del luogo, prima di parlarci della sua esperienza a Comiso, dai tempi delle lotte contro l’installazione dei missili americani. A precisa domanda ha specificato trattarsi di espressione intraducibile, che racchiude in sé tanti e millenari significati. Ora lui vive vicino alla pagoda della Pace, dove accoglie i visitatori, come noi anche senza preavviso, disponibile a raccontare: “Sono monaco buddista…, ho camminato… sempre per la pace, suonando il tamburo e recitando il mantra. … Sono una parte della città,” – rispondendo alla domanda di come si trovi in questo luogo, lui che prima della Sicilia ha soggiornato in vari paesi stranieri – “ ho visite tutti i giorni, qualcuno viene anche alla preghiera del mattino alle 5 …”. Seduti per terra, scalzi, abbiamo percepito in quel luogo l’importanza della perseveranza, della fiducia nelle proprie azioni, al di là di risultato immediato e numero di partecipanti.
Stefano della Cantina Cento Passi ha ricordato gli inizi: “Nessuno voleva salire sui trattori di Riina…anche noi pensavamo che non potevamo andare avanti… non c’erano soldi; io ero una agricoltore. Non ci volevano neanche vendere i ricambi dei trattori….abbiamo iniziato dal vino… poi pasta… poi legumi…”.
Nella bottega di Libera, anche sede dell’Associazione, in centro di Palermo, aperta in quello che era stato un negozio per abbigliamento maschile per riciclare denaro sporco, bene confiscato anche questo, abbiamo trovato prodotti di cooperative di carcerati, di aziende siciliane del circuito Anti pizzo e prodotti di slow food di terre siciliane, oltre ad articoli del commercio equo e solidale e di Libera stessa.
Allora provo ad elencare che sono cittadini attivi i soci delle cooperative sorte sui terreni confiscati alla mafia, i giovani dei movimenti impegnati nelle varie associazioni, i compaesani e compagni di Peppino Impastato che ne tramandano la memoria, i ragazzi e le ragazze che lavorano nel turismo responsabile di Libera, accompagnando studenti e visitatori e spiegando loro la storia dei posti, Salvatore Borsellino, il fratello di Paolo ed i volontari impegnati con lui nel doposcuola con i ragazzi della Kalsa di Palermo (il quartiere arabo, zona malfamata fino a pochi anni fa, quartiere dove sono cresciuti Giovanni Falcone e lo stesso Paolo Borsellino), i giovani siciliani che gestiscono aziende, imprese, negozi e ti rilasciano lo scontrino fiscale, i siciliani che si vergognano dell’immondizia abbandonata ai bordi delle strade, le persone impegnate a fare impresa sui beni confiscati, anche a costo di grandi difficoltà, i volontari che cercano di recuperare e valorizzare l’attività del Centro avviato da Danilo Dolci a Trappeto ed altri ancora.
Gli incontri e l’esperienza vissuta hanno certamente ravvivato in tutti noi ancora interrogativi, ma soprattutto ricordato il comune impegno da mantenere in ogni nostra azione quotidiana, ovunque siamo.
Costanza Lerda (l.costanza@libero.it)