Il viaggio del Centro di formazione Santos Milani dell’inizio di febbraio 2006 è certamente caratterizzato dall’importante e significativo incontro con il presidente del Brasile, Ignacio Lula da Silva, per tutti Lula. Dopo aver vestito gli abiti più adatti per essere ricevuti al palazzo del Planalto a Brasilia, la delegazione è stata ufficialmente ricevuta dallo staff del Presidente con cui ci siamo intrattenuti per uno scambio di idee, ma soprattutto per ascoltare dalla viva voce dei funzionari il racconto dell’impegno di quel governo. Al di là dei contenuti – di cui si accennerà in seguito – l’emozione di poter incontrare questo politico, cresciuto umanamente e politicamente nel sindacato, vicino ai lavoratori, ai poveri ed alle classi più disagiate del suo Paese, ci ha emozionati tantissimo ed il rivivere quei momenti – aiutati dalla fotografie che gelosamente custodiamo – rimarrà a lungo nel cuore e nella mente del gruppo. Ma cominciamo dall’inizio….
Nel corridoio di ingresso della scuola materna, a Vila de Cava, la favela della grande Baixada Fluminense, poco distante da Rio de Janiero, dove da anni sono impegnate le suore Giuseppine di Cuneo, c’è una grande foto di suor Anita, che ha per didascalia una sua frase “Tutti i sogni finiscono per prendere la loro forma”.
Potrebbe essere questo il pensiero che sottende a tante (forse tutte) le iniziative che abbiamo conosciuto nel nostro viaggio in Brasile?
Pensare che i progetti di aiuto e condivisione avviati, anche a seguito di nostri profondi ragionamenti, possano aggredire e risolvere i problemi che abbiamo incontrato, se siamo realisti, può effettivamente apparire sproporzionato, sogni appunto….
Come credere di sconfiggere l’immane miseria con i nostri piccoli programmi di intercambio?
Suor Anita ne era fortemente convinta ed anche ora che non c’è più il suo pensiero, la scelta di andare a servire i poveri dove lo erano realmente, rimane, per noi pure, desiderio di misurarci in questo cammino, senza scoraggiarci.
Potrebbe essere letto così tutto il viaggio: nella sede del Cepat (Centro Ricerca e Appoggio ai Lavoratori) a Curitiba, sulla porta dell’ufficio, sta scritto: “E’ il sogno che obbliga l’uomo a pensare”, frase di Milton Santos (filosofo della geografia brasiliano deceduto nel 2001).
Non credo siano dei visionari, non mi pare di aver incontrato persone fuori dalla realtà in cui vivono, anzi mi sembra rappresentino anche per noi motivo di speranza, forse proprio per la disparità tra il problema da risolvere e le possibili risorse per farvi fronte.
E a Brasilia, al Palazzo del Planalto, sede del Governo Federale, Gilberto Carvalho, capo gabinetto del Governo del Presidente Lula, proveniente dalle Comunità di Base di Curitiba, attivo per una vita nei Movimenti Popolari, ci ha detto della frustrazione “dovuta alla distanza tra sogno e realtà”, della fatica di conciliare quanto negli anni è emerso come proposta dai Movimenti Popolari e la difficoltà odierna di tradurlo in pratica, in quei termini, stando nelle stanze del potere. Forse è anche sogno per noi pensare che una persona che occupa quel posto abbia l’umiltà di riconoscere questa difficoltà, di mantenersi leale con se stesso, di confidare il peso dell’attuale incarico, di ammettere anche gli errori del Partito dei Lavoratori (PT). Ci ha accennato alla crisi politica interna al suo partito, crisi profonda perché ha intaccato quello che per loro era un fondamento, l’etica; con grande sforzo ora tentano di riprendersi dagli sbagli che hanno determinato una grave crisi interna.
Si è detto contento di averci lì, perché c’è un forte legame con l’Italia (in questi anni il loro governo ha contatti con la società civile italiana piuttosto che con il nostro governo!), perché lui stesso, come tanti brasiliani, ha origini italiane, perché sono italiani tanti volontari che lavorano nella chiesa brasiliana, perché molti sono i martiri, provenienti dal nostro Paese, morti in difesa degli indios e dei neri. Non mi è pertanto sembrata una frase di circostanza quando ci ha comunicato che la nostra presenza in quel luogo rappresentava, per loro, uno stimolo per andare avanti, avendo giustamente interpretato e colto tutta la nostra stima per quanto sentivamo.
Allora là sognano ancora, nonostante le gravi difficoltà e noi ci meravigliamo o ci fa piacere che ciò avvenga.
Mi sembra di notare alcuni fattori che giustificano tale comportamento. Intanto il forte nesso tra fede e politica, tra vita vissuta ed impegno quotidiano, non certo di tutta la popolazione, ma nella chiesa delle comunità di base certamente sì.
Fede e politica attraversano in modo trasversale i movimenti e le esperienze incontrate; una fede derivante dal Vaticano II°, con una precisa scelta di campo, legata alla vita e non al rito. Si può a ragione ritenere che da queste premesse hanno preso avvio tanti dei Movimenti popolari e lo stesso PT.
Sotto questa luce particolare, “ripasso” un po’ i vari incontri avuti. Mi pare di dover notare una grande attenzione ai diritti, un impegno forte nel rendere le persone cittadini coscienti dei loro diritti, diritti umani, salute, scuola, lavoro dignitosi, cercando di eliminare un atteggiamento passivo, di sudditanza, di povertà a volte estrema.
Abbiamo incontrato quelli che, aiutati da un progetto condiviso da più organizzazioni, a Curitiba, raccolgono l’immondizia e la smistano, ricavando da questo umilissimo lavoro sostentamento per sé e le loro famiglie; abbiamo notato, come ci ha detto il loro responsabile, che dopo l’inserimento in questo contesto, parlano guardandoci negli occhi e non, a capo chino, vergognandosi. Il fondamento di questo inserimento è la formazione umana, il cercare di farne dei cittadini.
L’instancabile e sempre disponibile don Flavio ci diceva quanto sia l’idea di chiesa che lì è diversa, le piccole comunità che si interrogano e si impegnano, pur risultando ora il cammino più difficile di qualche anno fa, perché la cultura individualista e proposta dai mezzi di comunicazione ha cambiato anche sostanzialmente qui il modo di porsi e di vedere il mondo.
Abbiamo respirato l’orgoglio del lavoro nelle panetterie comunitarie e dei club di troca (del baratto) dove ognuno porta qualcosa fatto da sé e lo scambia con gli altri. E’ l’avvio dell’economia solidaria, ma è anche un esercizio di organizzazione, di aiuto, di autorealizzazione, perché ti ritrovi capace di produrre e non solo a consumare.
Ci siamo accostati alla cultura afro di Salvador de Bahia, abbiamo respirato un’atmosfera particolare nel centro storico della città, nelle chiese e nei santuari costruiti dagli schiavi, nel sincretismo dei riti religiosi, ….
Abbiamo visitato la Scuola Florestan Fernandez del Movimento dei Sem Terra (MST), vicino a San Paolo, dove si tengono corsi per i militanti leader dell’MST, del Movimento urbano, della Via Campesina e persone provenienti da altri stati dell’America Latina, ma anche dall’Africa e dagli USA.
Non so se sono riuscita nell’intento di racchiudere in un articolo l’esperienza di un viaggio in Brasile, tutti gli incontri, le emozioni, la vivacità … !
Per tanti di noi, è stata l’occasione di ritrovare amici, di riallacciare rapporti già avviati negli anni passati, comunque si confrontarsi con una realtà che già un po’ conoscevamo.
Il viaggio porta sempre qualcosa di nuovo, di diverso, di cambiamento positivo se riusciamo ad entrare in questo modo nell’esperienza.
Sostanzialmente si è trattato di confrontarsi e riflettere su come va il mondo, il nostro ed il loro, del percorso che si fa difficile, attaccati dal neoliberismo, di incontrare i movimenti, scettici sulla politica del governo brasiliano che, secondo loro, non è riuscito a realizzare quanto era nel programma, di avvicinare, nel palazzo del potere, il funzionario di Lula che ci ha detto semplicemente le difficoltà incontrate in questo compito non da poco.
L’entusiasmo è sempre coinvolgente, anche se quanto si fa pare una goccia nell’oceano, bisogna credere che ce la faremo: questo mi è venuto dal viaggio, questa spinta a non lasciarsi scoraggiare, a lasciarsi coinvolgere, non in modo pesante o schiacciati dall’impegno, perché accanto a ciò bisogna vivere e fare festa ed abbiamo fatto festa con loro, abbiamo goduto del sole, del mare della spiaggia, della sabbia, dell’acqua calda, dei bagni nell’oceano…
Siamo arrivati con delle grandi voglie di mantenerci più attivi, più allegri e vivaci anche nelle nostre manifestazioni esteriori, contagiati da quello spirito e dalla capacità di pensare e, nello stesso tempo, vivere.
Tutto questo ha ancora un arricchimento nella “mistica”, difficile da spiegare, ma coinvolgente quando sei là e partecipi attivamente o almeno coscientemente ad un gesto significativo che poi rimane come ricordo di sensibilità, di passione e di spiritualità profonde.
Costanza Lerda