Barbiana

Il Centro di Formazione Milton SANTOS – Lorenzo MILANI …alla riscoperta di don Lorenzo Milani – viaggio in Toscana del 29-30 e 31 ottobre 2005

“In quanto a San Donato, io ho la superba
convinzione che le cariche di esplosivo che ci
ho ammonticchiato in questi cinque anni
non smetteranno di scoppiettare per almeno
cinquanta anni sotto il sedere dei miei vincitori

   Don Lorenzo Milani
(da una lettera alla mamma del 14-07-1952)

Mi capita sovente, quando sono in viaggio, di cercare i luoghi o i paesi natali o anche i cimiteri che accolgono le tombe di persone e testimoni che hanno rappresentato per me o per quelli della mia generazione esempi significativi, trainanti, che ci hanno comunicato qualcosa di grande che va oltre la loro vicenda umana, ormai conclusa. Sarà un po’ infantile, ma è quasi una visita di cortesia come se lì, dopo averne accostato gli scritti, le riflessioni, essersi confrontati con altri … si facesse un ripasso.

Da tempo mi sarebbe piaciuto andare a Barbiana, per valutare quanto era sperduto, lontano dal mondo il “confino-esilio” di Don Milani che, nonostante il disagio di arrivarci, in anni in cui le comunicazioni non erano certamente facili come ora, era stato meta di tanto interesse, giungendo a rappresentare un capovolgimento del modo di intendere l’apprendimento, la conoscenza del mondo, la scuola, i suoi contenuti, le modalità di trasmetterli ed a chi.

Questo viaggio è quindi stato un modo di accostarmi o di riaccostarmi ad un grande uomo, nato in una famiglia agiata, tormentato nel trovare il suo percorso: dopo la maturità non si iscrive all’università, sceglie di dipingere e poi diventa una vocazione adulta e che vocazione adulta!

Don Lorenzo Milani (1923 – 1967) ha interrogato, inquietato gli animi allora e continua a farlo adesso. Era un uomo fermo, sicuro delle sue idee, che pretendeva molto da se stesso e da quelli che erano con lui, che ha dato un impulso alla vita della chiesa e della società, a costo di grandi e dolorosi sacrifici personali. Sono stati toccati in profondità sia coloro che hanno abbracciato e condiviso le sue idee sia quelli che le hanno con forza osteggiate.

La sua esperienza, per 7 anni a Calenzano e per 13 a Barbiana, ha scandito e connotato quegli anni e coinvolto persone, soprattutto i “suoi” ragazzi, tanto da farli dire, ancora oggi: per noi “è stato tutto”, tutto ciò che ha loro permesso di avere una vita dignitosa, di capire in quale condizione vivevano e di scegliere.

Dapprima, appena giunto a San Donato, giovane prete, si era sforzato di capire dove era capitato e di occuparsi interamente della dignità delle persone, ponendosi grandi obiettivi e grandi ideali, partendo dal presupposto che la vita di ognuno non è una banalità. Individuò nella scuola lo strumento per conoscere il mondo e fece suo, da subito, l’impegno civile per gli ultimi.

Quella di Barbiana rappresentò poi la naturale evoluzione di quanto già aveva impostato a San Donato di Calenzano ed alcuni allievi lo seguiranno anche lì.

Cercò, in buona sostanza di capire il territorio e la società dove si trovava, di rendersi conto della povertà esistente, interpretando l’ignoranza come una offesa a Dio ed un ostacolo alla evangelizzazione, rendendosi conto della divisione del popolo per questioni politiche (erano gli anni e quelli erano i luoghi dove era netta la separazione tra cattolici e comunisti). Volle essere prete in un modo diverso, ancora oggi destabilizzante e rivoluzionario, pur apparendo un conservatore nei confronti dei dettami della dottrina.

Alla base della sua esperienza stava questo suo modo di porsi di fronte alla gente, la scelta di schierarsi apertamente con gli ultimi, la non accettazione che un ostacolo politico non gli permettesse di avvicinarsi al 70% della popolazione perché comunista, l’evangelizzare e compiere promozione umana, elevare gli animi, battersi per i diritti e riflettere su come va il mondo, quindi istruire per consentire di scegliere, educare, formare, perseguire la proposta di una scuola laica con valori universali, in sostanza occuparsi della dignità della persona, di tutta la persona.

Don Lorenzo non salvava le anime, ma tutto l’uomo.

Questo viaggio del Centro Santos-Milani, in collaborazione con la Scuola di Pace di Boves, finalizzato ad incontrare i testimoni di allora, mi pare abbia consentito di valutare la veridicità di questi pensieri, ascoltando loro stessi.

Ci siamo accomodati nelle stanze che avevano ospitato la scuola popolare a San Donato di Cadenzano, fanno tenerezza gli ex allievi Maresco Ballini, il sindacalista, Teofisto, Giuseppe,…, persone ormai avanti negli anni che hanno continuato a coltivare quello che da quel particolare maestro avevano appreso e che li ha segnati per una vita, fondando un’Associazione che persegue proprio questo scopo (www.gruppodonmilani.it).

Mario, il testimone che ci ha accompagnati la domenica mattina a Barbiana aveva una edizione delle “Esperienze Pastorali” rigorosamente sottolineata, con segnalibri ed annotazioni per ogni argomento, pareva conoscesse quasi a memoria il testo che ci citava, a seconda degli argomenti che affrontavamo. Ho provato una profonda tristezza (e credo non io soltanto!) quando ci hanno detto che dopo di loro non c’è nessuno, sono loro a mantenere viva questa memoria.

Parte del clero anziano che ha conosciuto bene don Milani, come già in allora, lo osteggia ancora; avvicinarsi alla sua figura non è per il momento sinonimo di comprensione e di univocità di interpretazione.

Addirittura, come in una qualsiasi vicenda umana che ha scosso e modificato la storia, non c’è accordo tra testimoni, come se convivessero diverse anime ed interpretazioni, divisi quindi sulla modalità di rendere giustizia e tramandare il messaggio del Priore in modo autentico, senza snaturarne il pensiero. E chi è depositario della autenticità di quel pensiero???

Il 6 novembre scorso, a pochi giorni dal nostro viaggio, si è inaugurato, proprio nei locali di quella che era la scuola di Barbiana un percorso di riflessione relativo a quell’esperienza, nell’intento di mantenersi fedeli a quel messaggio.

A noi è parso di doverci accostare con umiltà a tutte quelle testimonianze, cercando di ascoltarle fino in fondo, nella convinzione che la memoria di quell’esperienza ha varcato i confini nazionali ed internazionali e passa attraverso le varie generazioni di giovani e meno giovani, insegnanti, educatori, obiettori di coscienza, gente comune che si sono spinti fino a Barbiana a respirare quell’aria, ad interrogarsi e che comunque, in non si sa quale misura, sono stati toccati e, nel limite delle possibilità umane di ciascuno, hanno cercato di imparare e mettere in pratica qualcosa per la propria esistenza di tutti i giorni.

Ci si è chiesti che cosa farebbe ora il Priore, con chi e dove si collocherebbe. Unanime la risposta: ancora con gli ultimi, i più poveri, quelli meno garantiti.

Teo, Maresco, Giuseppe, Mario, Ulderico, Nevio, Giovanni…ci hanno intanto detto quanto don Milani volesse loro bene e ci hanno confermato che in allora proprio loro erano gli ultimi.

Ognuno di questi, sincero ed in buona fede, porta dentro di sé, in modo vivo e presente, qualcosa del Priore, sepolto in quel piccolo cimitero, sotto gli alberi, vicino alle donne (Eda Pelagatti e sua madre) che gli sono state accanto nell’esperienza di Barbiana.

Io non vo neanche a vedere il posto… è la volontà di Dio che vada a Barbiana” – così aveva detto alla comunicazione del suo trasferimento in quella parrocchia sperduta nel Mugello. Anche noi, mi sentirei di dire un po’ emozionati, salendo a piedi alla frazione, abbiamo rivissuto questi sentimenti, meditando nella nebbia del mattino, arrivando su quel crinale rimasto tale e quale, con i casolari sparsi per la collina, ora signorili dimore per i fine settimana.

Costanza Lerda

Ampia è la bibliografia sull’esperienza di don Milani; i testimoni ci hanno invitati ad accostarci ai suoi scritti, in particolare:

  • ESPERIENZE PASTORALI – 1958 – L.E.F. Firenze – (testo che era in special modo indirizzato ai preti)
  • LETTERA AD UNA PROFESSORESSA – 1967 – L.E.F. Firenze – (sull’esperienza della scuola di Barbiana, pubblicata un mese prima della sua morte)
  • L’OBBEDIENZA NON E’ PIU’ UNA VIRTU’ Lettera ai giudici e Lettera ai cappellani militari – 1965 –Firenze (sull’obiezione di coscienza);
  • LE LETTERE (alla mamma ed altri) pubblicate tutte postume (1973, 1976…).