Quando alcuni anni or sono Moema era stata per la prima volta in Italia, alla domanda circa la spinta a continuare un impegno – il suo e di altri nei Movimenti Popolari – che produce sì risultati, ma che al confronto dei mali da risolvere appare a volte sproporzionato, aveva risposto: “Perché vivere, se non si può sognare?”
Le strade delle comunità ecclesiali di base, dei movimenti popolari brasiliani (Sem Terra, Pastorale Operaia e Pastorale della Terra, sindacato, gruppi per la casa, per la salute, di donne, di bambini di strada), del PT (Partito dei lavoratori) hanno incrociato i percorsi del nostro impegno sociale e religioso qui grazie a tutti coloro che negli anni, laici o religiosi, sono partiti dall’Italia, da Cuneo e si sono immersi nella realtà brasiliana, lasciandosi coinvolgere da quel metodo di lavoro e di militanza, condividendone progetti e sogni e creando legami che durano nel tempo.
Moema Hofstaetter e Cesar Sanson, impegnati rispettivamente nel DESER (Dipartimento studi socio-economici rurali), nel CEPAT (Centro di ricerca ed appoggio ai lavoratori) ed in altri gruppi popolari, a Curitiba, capitale del Paranà, in Brasile, sono qui da noi e con loro ci confrontiamo su quanto un diverso ordine mondiale sia, non solo possibile, ma necessario.
Sono tanti gli amici conosciuti in questo modo, persone di cui abbiamo apprezzato la voglia di cambiamento, la lucida analisi economica, lo slancio profetico, lo schierarsi senza dubbio con gli impoveriti.
E’ ogni volta piacevolmente contagioso incontrarli, come rappresentanti di una realtà che lotta e si organizza per i diritti fondamentali, portatori di un impegno ricco di novità che, pur non tralasciando l’attenzione verso ogni persona, sa comunque ricondurre al generale le aspettative individuali.
Abbiamo appreso tanto da loro: il coraggio di sognare in grande, di volare alto, di essere ottimisti, la passione per la causa dei poveri.
Ci parlano della “spiritualità della lotta”, della “mistica del militante”: questo non può essere insegnato, deve essere vissuto per comprendere che cosa rappresenta per loro e per i loro movimenti. Chi lo ha sperimentato, sono sicura, ne conserva un ricordo indelebile, forte e coinvolgente, come una piacevole ricarica interiore.
In occasione di uno degli incontri, tenutosi alla Scuola di Pace di Boves, Cesar ha posto l’attenzione sul fatto che i Movimenti Popolari hanno origini lontane e rappresentano l’epilogo di una lunga storia di resistenza al sistema, a partire dagli indios nativi e dagli africani deportati come schiavi.
L’elezione di Lula a presidente – speranza che vince la paura -, ci dicono rappresenti anche la vittoria civile dei movimenti, pur mantenendo questi, rispetto al governo attuale, nella complessità del momento, autonomia di giudizio e di azione, convinti che la loro affermazione può aiutare il presidente.
“Noi continuiamo ottimisti, perché le vere trasformazioni arrivano attraverso questi movimenti, che sono l’alternativa civilizzatrice nella nostra società portando valori di solidarietà, gratuità, modo alternativo di concepire la vita” aggiunge Cesar.
E’ sogno tutto questo? La vivacità nelle loro iniziative, la forza nelle azioni avviate con i poveri organizzati sono la speranza che si può, che insieme ci si fa coraggio e che è bene lasciarci contaminare dalla loro voglia di impegnarsi ed anche … perché no … di fare festa, come momento che favorisce la conoscenza personale, per non rinunciare a vivere.
Costanza Lerda